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Se il menù è lungo e articolato, allora il conto potrebbe essere salato!

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Se il menù è lungo e articolato, allora il conto potrebbe essere salato!

Cari golosi, quando cenate nel vostro ristorante preferito avete mai osservato attentamente il menù? E con osservato intendo: avete mai visto che parole vengono usate per descrivere i singoli piatti?

Domanda bizzarra? Forse, ma spesso proprio da come è scritto il menù si comprende se il ristorante sia di lusso o meno.

A scoprire questa relazione è stato Dan Jurafsky, professore di linguistica e informatica all'Università di Stanford, che ha analizzato migliaia di menù scoprendo che più il ristorante vuole essere di lusso, più il menù è ricco di parole d'effetto non sempre comprensibili che però conferiscono valore al piatto.

Jurafsky ha così costruito un vero e proprio studio, chiamato "The Language of food", sull'uso delle parole nei menù, analizzando assieme ai colleghi ben 6.500 menù e il prezzo di 650.000 piatti provenienti dai ristoranti delle più grandi città degli Stati Uniti.

Il risultato è stato che ogni parola superflua utilizzata per descrivere un piatto ne aumenta il prezzo di circa 60 centesimi di euro.

La stessa cosa vale poi per parole molto lunghe e aggettivi; pensate ad esempio che "esotico" abbinato a "spezie" o "verdure" fa subito salire il conto!

Al contrario invece più le parole nel menù sono chiare, e quindi vengono usati aggettivi come "gustoso", "ottimo", "delizioso" e così via, più il costo medio del piatto scende e i ristoranti sono di fascia media o economica.

Per maggiori informazioni:
"The language of food" sul giornale "The Indipendent"


di Francesca Barzanti, pubblicato il 10/03/2015


www.lospicchiodaglio.it