La ricetta più popolare del 2017? Il goloso migliaccio napoletano!
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Cari golosoni: qual è stata la vostra ricetta preferita del 2017? Il piatto che avete cucinato più volte? Che avete gustato assieme ad amici e parenti? Quello che avete scoperto e del quale non siete più riusciti a fare a meno?
Beh, non so su quale delizia ricadrebbe la vostra scelta, ma sicuramente la maggior parte degli italiani nel 2017 ha scelto il migliaccio napoletano!
A dircelo è Google, dove quest'anno la ricetta più ricercata è stata proprio il migliaccio napoletano, seguito dalla carbonara, dalla pastiera, dalla caponata siciliana, dalla colomba, dalle fave dei morti, dalla ribollita toscana, dalla amatriciana, dal castagnaccio e dal gâteau di patate.
Il migliaccio
Il goloso migliaccio è un dolce campano, una sorta di polenta al forno fatta con semolino, burro, uova, latte, limone, vanillina e zucchero.
Il migliaccio dolce si prepara soprattutto nel periodo di Carnevale e assomiglia molto al ripieno della sfogliatella, tanto che in alcune zona il migliaccio viene chiamato "sfogliata".
Se volete cimentarvi nella preparazione di questa delizia napoletana, ecco la nostra ricetta.
Le origini del migliaccio
Non tutti sanno però che il migliaccio ha origini medievali, la sua storia infatti parte dall'anno mille quando si cucinava il "miliaccium": un pane di miglio preparato dai poveri.
Nel XVIII secolo il "miliaccium" in Campania e in Toscana divenne una torta contadina a base di miglio e sangue di maiale, che veniva servita nelle mense dei poveri. Il sangue di maiale infatti era considerato un alimento completo, che nutriva e dava forza durante il lavoro nei campi.
Col tempo la chiesa, che non accettava la presenza in cucina del sangue di maiale, considerato pagano e vampiresco, influenzò la ricetta del migliaccio e alla fine del '700 al plasma vennero sostituiti zucchero, cannella, farina e uova.
Successivamente alla farina di miglio fu preferita la semola di granoturco, e il migliaccio da dolce plebeo iniziò ad essere considerato un dolce nobile e delicato, fino ad arrivare alla delizia che gustiamo oggi.
di Francesca Barzanti, pubblicato il 29/12/2017