Il mangostano
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Nei mercati orto-frutta d'Europa e nelle Botteghe del Commercio Equo e Solidale qui da noi in Italia, ha fatto la sua comparsa un frutto del Nuovo Mondo: il mangostano. Il suo gusto e le sue proprietà rinfrescanti lo rendono perfetto per mitigare la sete nella calda stagione estiva e per ricette innovative a base di frutta. Ma è anche interessante approfondire la sua storia naturale che ci parla di intriganti climi tropicali.
Origini della pianta e del frutto
La Garcinia mangostana L. è una specie arborea appartenente alla famiglia botanica delle Guttiferae (che comprende anche il più noto iperico) e il suo frutto è uno dei più apprezzati e sicuramente dei più stimati nell'ambito della produzione tropicale. Il mangostano è conosciuto con etimologia sostanzialmente uniforme in vari Paesi d’Europa: i Francesi lo chiamano mangostanier o mangouste; gli Inglesi mangosteen; nei territori di lingua spagnola, non solo europei, è denominato mangostan.
L'albero raggiunge i 25 metri di altezza e ha una corteccia marrone scuro tendente al nero; le foglie sempreverdi, che formano una folta chioma, sono oblunghe ovalari, di colore verde scuro, con un corto picciolo alla base, mentre le foglie giovani appaiono di colore rosato. I fiori – rapidamente caduchi – sono maschili ed ermafroditi sullo stesso albero e si presentano i primi in gruppi di 3-9 alla punta dei rami, i secondi crescono singolarmente; il loro colore è particolare: i petali sono verdi punteggiati di rosso all'esterno e di un giallo tendente al rosso all'interno.
Il frutto appare come un pomo violaceo, con pericarpo all'apparenza piuttosto consistente ma che si riesce ad aprire facilmente; all'interno, racchiusa da una spessa buccia, emerge una polpa suddivisa in 4-8 lobi biancastri simili nella forma al mandarino.
Il viaggio che la pianta del magostano ha compiuto per il mondo è affascinante.
La sua origine è sconosciuta, probabilmente dalle Isole di Sunda e Molucche. Attualmente sono state descritte piante selvatiche solo nelle foreste di Kemaman in Malesia.
Alcuni autori suggeriscono che l'albero possa esser stato addomesticato in Tailandia e successivamente diffuso. Le attuali zone di coltivazione restano limitate alla fascia tropicale: Malesia, Filippine, Tailandia, Vietnam, Ceylon e India sud-occidentale, mentre è scarsamente rappresentato nella flora dell'Africa tropicale (Zanzibar, Ghana, Gabon e Liberia) e dell'America tropicale. Dall'Europa, dove nel 1855 è stato coltivato in serra presso i Kew Gardens della Regina d'Inghilterra, i semi giunsero attraverso i commerci inglesi nella zona del Canale di Panama e in Porto Rico, ma ai giorni nostri in questi areali sono sopravvissute poche piante fruttificanti.
Nel Vecchio Mondo, nonostante vari entusiastici tentativi di acclimatazione, non si è riusciti ad ottenere dei frutteti in produzione, questo perché la garcinia è un albero "ultra-tropicale", in quanto non tollera temperature inferiori a 4°C e i semi vengono uccisi da temperature prossime a 7°C; necessita di alta umidità con precipitazioni costanti pari a 127 mm annuali; conseguentemente, ogni tentativo di acclimatazione oltre i 200° di latitudine nord è miseramente fallito.
Usi alimentari
Nei magazzini asciutti e riscaldati, il frutto si mantiene integro per 20-25 giorni; oltre questo periodo di conservazione, il pericarpo esterno si indurisce a tal punto che non si riesce ad aprirlo, perché tutta la struttura va incontro ad estrema disidratazione.
I mangostani vengono preferibilmente consumati freschi, come ingredienti per dessert o come frutta da fine pasto: il gusto è delicato, rinfrescante e piacevolmente agrodolce. I semi, in alcune tradizioni culinarie asiatiche, sono consumati bolliti o arrostiti.
Per ogni 100 grammi di porzione edibile del frutto si ottengono: 60-63 calorie, 0.50-0.60 g di proteine; 0.1-0.6 g di grassi; 14.3-15.6 g di zuccheri di cui 16.4-16.8 g di saccarosio, glucosio e fruttosio; 5 g di fibre; sali minerali e vitamine (tiamina e acido ascorbico) in buona quantità.
Tradizioni erboristiche asiatiche
In India e in Cina i frutti sono utilizzati anche con scopi erboristici fitoterapeutici: la buccia viene seccata e polverizzata ed utilizzata come rimedio per la dissenteria; si può anche preparare con essa un unguento per eczemi e altre eruzioni cutanee oppure un decotto contro disturbi intestinali, cistite e gonorrea. Inoltre, la buccia del frutto contiene un metabolita definito beta-mangostina che ha effetti deprimenti sul sistema nervoso centrale e induce aumento della pressione sanguigna.
Nelle Filippine si utilizza anche un decotto di foglie e corteccia come antipiretico; il decotto di radice è usato per regolarizzare il flusso mestruale mentre un estratto della sola corteccia, detto "amibiasina", si dimostra molto efficace nel trattamento della dissenteria da amebiasi, una parassitosi causata da Entoameba histolytica.
Bibliografia
J.F. Morton, Research Professor of Biology in Miami University.
"Fruits of Warm Climates". CRS Publishing. Miami, FL.
Foto e riproduzioni
Andrea Mengassini (libere da copyright).