Sangria: la bevanda preferita dagli spagnoli che fa il sangue "espectacular"
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Cari golosi, quanti di voi amano la Sangria? La dolce e golosa bevanda è ormai un must per le taverne spagnole, dove ancora oggi si dice che renda il sangue "espectacular"!
E infatti il nome "sangria" deriva proprio da "sangre", "sangue" in spagnolo, forse per il colore rosso sangue della bevanda che è a base di vino, solitamente rosso tranne in alcune eccezioni, frutta a pezzi, zucchero o miele, spezie e acqua gasata.
Le varietà di Sangria
Oggi esistono tante diverse varianti di Sangria che cambiano da regione a regione, ad esempio in Catalogna al posto del vino rosso si usano spumanti o comunque vini bianchi, c'è poi chi aggiunge il rum o il brandy, chi fra le spezie predilige cannella, vaniglia e chiodi di garofano, chi aggiunge gassosa o aranciata.
Anche la frutta in pezzi può essere di diversi tipi, sebbene in genere non manchino mai arancio, limone, mela, pesca, melone e talvolta kiwi e banana.
Vi è venuta sete? Allora cimentatevi nella preparazione della nostra golosa Sangria, e mentre iniziate a spezzettare la frutta io vi racconto come è nata questa famosissima bevanda!
La storia della Sangria
Le origini della Sangria sono antichissime, alcuni fonti infatti attribuiscono la nascita della bevanda all'epoca dei romani quando si usava "correggere" il vino con miele o frutta per prolungare il periodo di conservazione.
Sulle prime tracce ufficiali della Sangria ci sono invece due versioni contrastanti.
Una si rifà ai marinai inglesi del 1700 che, dopo mesi e mesi in mare, non riuscivano mai a rinunciare a troppi bicchieri di rum. Ma ahimè il rum, a causa della sua alta gradazione, era severamente evitato, così i marinai iniziarono ad allungarlo con miele, spezie e frutta per mascherarlo da innocente succo di frutta.
La seconda versione invece fa risalire la prima Sangria al 1800, quando i contadini spagnoli e portoghesi crearono una propria bevanda rinfrescante usando solamente i frutti della terra e dunque: vino, pesce, mele e agrumi.
di Francesca Barzanti, pubblicato il 04/07/2018